Apocalisse - Le Grandi Verità della Bibbia

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Apocalisse

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Studio  Secondo
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I  Sette Sigilli


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Tutto il commento su Apocalisse è frutto del pensiero del Pastore Russell reso possibile attraverso le sue numerose pubblicazioni, salvo marginali completamenti compiuti dagli studenti biblici e sottolineato. (tutte le scritture citate sono tratte dalla traduzione della "Nuova Diodati")

  
APOCALISSE
(Capitolo 5:1-14)

1 Poi vidi nella mano destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli. 2  E vidi un angelo potente, che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i suoi sigilli?". 3  Ma nessuno, né in cielo né sulla terra né sotto terra, poteva aprire il libro e guardarlo. 4  Io piangevo forte, perché non era stato trovato nessuno degno di aprire e di leggere il libro, e neppure di guardarlo. 5  Allora uno degli anziani mi disse: "Non piangere, ecco, il Leone della tribù di Giuda, la Radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e sciogliere i suoi sette sigilli". 6  Poi vidi ritto, in mezzo al trono e ai quattro esseri viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello come ucciso, il quale aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra. 7  Egli venne e prese il libro dalla mano destra di colui che sedeva sul trono. 8 E, quando ebbe preso il libro, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9  E cantavano un nuovo cantico dicendo: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10  e ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra". 11 Quindi vidi e udii la voce di molti angeli intorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, 12 che dicevano a gran voce: "Degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la benedizione". 13 Udii ancora ogni creatura che è nel cielo, sulla terra, sotto la terra e quelle che sono nel mare e tutte le cose contenute in essi, che diceva: "A colui che siede sul trono e all’Agnello siano la benedizione, l’onore, la gloria e la forza nei secoli dei secoli". 14 E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen!". E i ventiquattro anziani si prostrarono ed adorarono colui che vive nei secoli dei secoli". (Apocalisse 5:1-14)

La prescienza è una delle principali caratteristiche di Geova. Egli vuol farci sapere che ogni parte del Suo Piano fu da Lui premeditata, prestabilita prima della fondazione del mondo. Vuole farci riconoscere che sta operando in ogni cosa secondo il consiglio della Sua propria volontà, secondo regole e princìpi che sono immutabili. Una meravigliosa illustrazione di tale prescienza e preordinazione divina ci è data nel quinto capitolo dell'Apocalisse. Qui Geova, l'imperatore dell'universo, è raffigurato sul trono e nella Sua mano c'è il rotolo di un libro, sigillato con sette sigilli.(Apoc 5:1)



Questo non rappresenta la Bibbia, ma il Piano che Egli si era proposto avanti la fondazione del mondo e che non aveva rivelato a nessuno, né agli angeli, né al Figlio (Matt 24:36). La Bibbia ne è il racconto, ma Dio aveva il Suo Piano prima che la Bibbia fosse scritta. Lo aveva sin dall'inizio. In una parola, tutto ciò che è accaduto dalla Creazione (il permesso di peccare, la caduta, il patto con Abrahamo, il patto della Legge con Israele, la venuta di Gesù, la benedizione di Pentecoste, la raccolta dei membri della Chiesa) fu preconosciuto dal Padre e da Lui provveduto. In aggiunta questo rotolo contiene una registrazione di tutto quello che sta accadendo ora e che accadrà durante l'età millenaria, fino al tempo in cui ogni creatura in cielo, in terra e sottoterra renderà lode, onore, gloria e dominio a Colui che siede sul trono e all'Agnello per sempre (Ap 5:13).

Giovanni udì un proclama, fatto in cielo e in terra, alla ricerca di qualcuno degno del grande onore di avere questo rotolo del libro del proposito divino affidato alla sua cura, perché fosse da lui "aperto" ovvero eseguito. Giovanni si guardò intorno per vedere chi fosse degno, ma nessuno lo era e allora pianse. Sembrò a Giovanni una grande sciagura il fatto che Dio avesse dei grandi e meravigliosi propositi che finissero nel nulla perché nessuno era degno di esserne l'esecutore. Ma il suo pianto fu fermato dall'angelo che disse: "Non piangere, ecco, il Leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e sciogliere i suoi sette sigilli"  (Apoc 5:2-5), (Gen 49:8-12).

Dio aveva infatti dato al Logos, che era il più onorevole di tutto l'esercito celeste, l'opportunità di provare di esser degno di aprire il rotolo del Suo grande Piano e di adempiere i Suoi propositi. Gli aveva data questa opportunità perché, come Suo primogenito, aveva per primo il diritto al privilegio di servirLo. Lui accettò e, al tempo stabilito, si fece carne (Gal 4:4). Fu il Figlio leale che fece la volontà del Padre, non sapendo cosa gli sarebbe costato essere il Messia, perché Dio glielo aveva nascosto. Egli manifestò la Sua fede in Dio e provò piacere nel compiere la volontà del Padre, perfino assumendo una natura inferiore.

Così umiliò se stesso, lasciando la gloriosa condizione spirituale che aveva, per prendere la natura umana, divenendo un uomo perfetto e non un peccatore. Fece ciò per portare avanti il grande Piano che il Padre aveva nella propria mente e che non aveva rivelato a nessun altro. Quando Gesù ebbe l'età di trent'anni, quella in cui poteva presentarsi a Dio secondo la Legge, raggiunse il Giordano e fece una consacrazione di se stesso a Geova con la determinazione di compiere tutto ciò che era nel Piano del Padre - tutto quello che tipicamente e profeticamente era stato scritto nell'Antico Testamento riguardo a Lui. "Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la Tua volontà", "Dio mio, io prendo piacere a far la Tua volontà e la Tua legge è dentro il mio cuore", furono le espressioni del Suo cuore, come è scritto (Eb 10:7,9 - Sal 40:6-8).

Questa fu la consacrazione di Nostro Signore e la Sua natura umana fu il Suo sacrificio. Rinunciò alla Sua vita. Non la lasciò al Giordano, ma secondo la Sua volontà qui la donò. Qui divenne il Sacerdote, il Sommo Sacerdote, mentre la Sua carne era rappresentata dal vitello per l'offerta per il peccato, sacrificato nel giorno annuale dell'Espiazione in Israele. Durante i tre anni e mezzo del Suo ministero portò avanti questo sacrificio in modo soddisfacente ed ogni cosa che il Padre gli aveva dato da compiere ebbe termine alla Croce. Infatti gridò col Suo spirito morente: "È compiuto!".

Nostro Signore ricevette l'unzione dello Spirito Santo quando uscì dall'acqua al Suo battesimo. Allora i cieli Gli furono aperti e le cose elevate che prima non aveva capito divennero per Lui chiare. Le Scritture furono aperte alla Sua vista e seppe che doveva salire a Gerusalemme per esservi crocifisso. Seppe che doveva essere tradito da uno dei Suoi discepoli e seppe anche chi era. Seppe tutto queste cose perché era stato generato dallo Spirito Santo e accettato da Dio come un Figlio nel Suo Piano. Durante i tre anni e mezzo successivi fu il Messia, l'Inviato di Dio, Colui che sarebbe divenuto nel Suo Regno il Leone della tribù di Giuda, quella dalla quale era nato come uomo. Il leone è il re della foresta, colui che domina su tutte le belve. Gesù non poteva avere questo titolo quando era il Logos. Come figlio di Maria divenne il rampollo di Davide, l'erede del trono d'Israele, ma diverrà il Leone della tribù di Giuda solo quando riceverà il Suo gran potere quale Re del Regno di Dio nel Millennio (Gen 49:9,10).

Nessuno da Adamo a Gesù fu trovato degno di aprire il rotolo del libro, ma Gesù lo fu. Sacrificò la Sua volontà, ma ciò non bastò. Dio gli chiese non solo di sacrificare la Sua volontà, ma anche di rinunciare alla propria vita umana. Dio si prefisse di provarlo con prove cruciali, in modo che fosse tentato come noi, ma senza peccare (Eb 4:15). Quando tutte le Sue prove furono compiute, alla Sua morte sulla Croce, Dio Gli dette un nome davanti al quale tutti debbono inchinarsi, sia in cielo che in terra. Parlando in visione dei tre anni e mezzo durante i quali Nostro Signore fu simbolicamente come un Agnello che pareva essere stato immolato, Giovanni disse: "Ed ecco in mezzo al trono stava un Agnello che pareva essere stato immolato". Aveva sette corna, cioè la perfetta Potenza di Dio in Lui, e sette occhi, che rappresentano i sette spiriti di Dio, cioè la perfetta Sapienza di Dio in Lui, la conoscenza delle lacrime, delle gioie, delle prove, delle difficoltà e della prosperità dell'Israele spirituale: la Chiesa.

Le voci di miriadi di angeli furono udite allora proclamare: "Degno è l'Agnello che è stato immolato (al Suo battesimo nel Giordano) di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la benedizione!" (Ap 5:12). Gesù non fu l'Agnello scannato alla Sua morte, quando compì il suo corso terreno, ma alla Sua consacrazione. Egli solo fu degno allora dell'onore di ricevere il Piano divino nelle Sue mani per essere aperto. Tutte le cose furono date da sciogliere a Lui. La parte del Piano scritta al di fuori del rotolo del libro Gesù era sempre stato in grado di leggerla, ma la parte interna, contenente informazioni su argomenti spirituali, Gli era rimasta sigillata.

Le cose sigillate non potevano essere comprese dal Nostro Redentore finché non avesse compiuta la Sua consacrazione al Giordano. L'esecuzione del Piano divino fu allora affidata alle Sue mani. Quando all'Agnello fu dato il rotolo del libro, tutti gli angeli di Dio (rappresentati dai ventiquattro anziani e dalle quattro creature viventi) Lo adorarono, dicendo: "9 "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10 e ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra" Apoc 5:9,10

Nel Giorno millenario i vincitori dell'età del Vangelo vivranno e regneranno con Cristo e come re e sacerdoti di Dio benediranno il mondo con un giusto giudizio (Ap 20:4). E’ questo il cantico che i santi angeli hanno sempre cantato quando hanno dichiarato armoniosamente la buona notizia della restaurazione di tutte le cose con le loro arpe, che sono le testimonianze della Legge e dei profeti. Ma allora era divenuto nuovo per la redenzione, la selezione dell'Unto, Capo e Corpo, tramite sacrificio e infine per il Regno messianico con la restaurazione di tutte le cose dette da Dio mediante i Suoi santi profeti. Nessuna meraviglia quindi se, alla fine di tale Regno di mille anni, ci sarà giubilo in cielo e in terra. Allora tutte le creature intelligenti potranno finalmente apprezzare la lunghezza, l'altezza, la larghezza e la profondità non solo dell'Amore di Dio, ma anche della Sua Giustizia, della Sua Sapienza e della Sua Potenza. Allora il nuovo cantico potrà esser cantato da tutte le creature di Dio, sia in cielo che in terra.

"e vidi e udii la voce di molti angeli (messaggeri) intorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, (non solo dei Suoi Santi, ma di numerosi altri strumenti e di altre forze usate da Dio" (Apoc. 5:11), (Dan:7:10). Essi diranno a gran voce: "Degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la benedizione" (Apoc 5:12), a causa della Sua fedeltà al Padre e alla Sua Legge, per la Sua umiltà e per la Sua obbedienza fino alla morte. Infatti, alla fine dell'età millenaria, dopo la distruzione degli incorreggibili, "ogni creatura che è nel cielo, sulla terra, sotto la terra e quelle che sono nel mare e tutte le cose contenute in essi, udii che dicevano: "A colui che siede sul trono e all’Agnello siano la benedizione, l’onore, la gloria e la forza nei secoli dei secoli" (Apoc 5:13), "E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen!". E i ventiquattro anziani si prostrarono ed adorarono colui che vive nei secoli dei secoli" (Apoc 5:14).

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