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Pelagianesimo

Il Pelagianesimo è un movimento cristiano diffuso dopo il 410 dal monaco bretone Pelagio (354 ca.- 427 ca.) in Africa ed in Palestina: si tratta di una dottrina ascetica molto rigorosa, che ha come fondamento il “perfezionismo”, ovvero una sorta di concezione eroica dell'uomo, che considera l'uomo sostanzialmente libero dagli effetti del peccato originale e perciò capace di operare la salvezza con le sue sole forze. Secondo Pelagio la stessa Grazia divina non sarebbe altro che il libero arbitrio e la redenzione di Cristo un semplice appello a fare il bene. Agostino fu il più grande avversatore di questo movimento, e scrisse diverse opere interamente dedicate alla confutazione delle teorie di Pelagio ("De natura et Gratia contra Pelagium", "Contra duas epistolas Pelagianorum", "Contra Iulianum haeresis Pelagianae", "De gestis Pelagii", "De Gratia Christi et de peccato originale contra Pelagium").

Negli ambienti romani, in cui sopravviveva lo stoicismo, il pelagianesimo attecchì facilmente. Pelagio predicò liberamente in Italia fino al 410. Ma in quegli anni, i Visigoti, guidati da Alarico, si diffusero attraverso il nord nell'Italia, e presto raggiunsero Roma, che fu saccheggiata. Pelagio e l'avvocato Celestio, il suo più eminente discepolo, si rifugiarono in Africa. Pelagio, poi, si recò in Palestina dove ricevette un'accoglienza abbastanza favorevole, mentre Celestio fu oggetto di critiche e opposizioni.
Nel 411, al concilio locale di Cartagine, furono condannate le dottrine di Celestio, che fu scomunicato. Fece appello a Roma, ma invece di recarsi dal papa, fuggì ad Efeso dove fu ordinato prete.

Secondo gli "ortodossi" (sia cattolici sia ortodossi odierni) il pelagianesimo riduceva la salvezza eterna a qualcosa di "controllabile" dalla libertà umana: magari anche un ideale di santità molto alto e difficile da raggiungere, ma che comunque avrebbe potuto essere conquistato dalla volontà dell'uomo. La dottrina teologica maggioritaria, invece, considerava l'uomo incapace, dopo il peccato originale, di vivere appieno i doni di Dio senza l'ausilio decisivo della sua grazia. Pelagio negava la trasmissibilità a tutta l'umanità del peccato di Adamo (che secondo lui era mortale anche prima di commettere il peccato), motivandola col fatto che ciascuno è responsabile delle proprie azioni, non di quelle di un altro: venivano così negati anche gli effetti del peccato originale sulla natura umana: era impossibile che l'anima, creata da Dio, fosse caricata di un peccato non commesso personalmente.

Di conseguenza, i pelagiani rifiutavano la prassi del battesimo dei bambini. Negli adulti esso cancellerebbe i peccati commessi in precedenza, mentre non si può dire che questo possa avvenire anche per i bambini; quindi il battesimo degli infanti non avrebbe avuto altro scopo, secondo Pelagio, che quello di aprire loro il "regno dei cieli": i bambini morti senza battesimo avrebbero comunque la vita eterna, anche se non entrassero nel "regno dei cieli", che è soltanto una porzione eletta del paradiso.[senza fonte] All'obiezione che era antica l'usanza di battezzare i bambini, Pelagio rispondeva che il battesimo è l'espressione dell'accoglienza nella comunità cristiana: con il battesimo la persona è incorporata in Cristo, entra nel "regno dei cieli".

Il pelagianesimo, comunque, prediligeva l'attitudine della libertà umana a scegliere a proprio arbitrio fra il bene e il male e ad adempiere, con le proprie forze, la legge divina. In Africa, Agostino d'Ippona continuò la lotta contro tali dottrine. Scrisse molti trattati teologici ed espresse la dottrina fatta propria dalla Chiesa cattolica e anche da quelle protestanti:

esistenza del peccato originale;
necessità del battesimo per la salvezza;
azione della grazia per la salvezza.

Il pelagianesimo, in Oriente, fu, in un primo momento, dichiarato ortodosso in un concilio locale a Gerusalemme, e in un altro a Diospolis nel 415. Papa Zosimo, in un primo momento favorevole ai pelagiani, nel 418, con una lettera nota come Epistola tractoria condannò definitivamente il pelagianesimo. Vi furono tuttavia diciotto vescovi italiani, il più noto dei quali fu Giuliano di Eclano, che rifiutarono di sottoscrivere la dottrina definita dal papa; furono tuttavia vigorosamente contrastati e questo movimento religioso scomparve con discreta rapidità.

In epoca moderna, il pelagianesimo è stato visto come una dottrina tipica del liberalismo (cristianesimo), idonea, cioè, ad esaltare l'autonomia e la libertà del singolo rispetto all'autorità della gerarchia ecclesiastica. In molti, infatti hanno visto l'opposizione al pelagianesimo come il tentativo della gerarchia di mantenere il proprio ruolo di mediazione tra Dio e gli uomini. Tale critica sarebbe però smentita dal fatto che anche i luterani ed i protestanti in genere, pur avendo escluso il ruolo di mediazione del clero, attribuiscano comunque un ruolo decisivo alla "grazia" ed alla "predestinazione".

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