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Montanismo

Il Montanismo o catafrigismo (dalla Frigia, regione dell'Anatolia di cui era originario) fu un movimento religioso risalente alle origini del cristianesimo (II secolo d.C.). Il nome deriva da quello del suo fondatore Montano, forse un ex sacerdote della dea Cibele, che sosteneva di parlare in nome dello Spirito Santo e di avere visioni profetiche su vari ambiti della fede, con prevalenza sul ritorno di Cristo. In un primo tempo i montanisti furono conosciuti come frigiani, o quelli tra i frigiani (oi kata Phrygas), poi col nome di pepuziani, montanisti e catafrigiani.

Il montanismo si diffuse inizialmente in Frigia e nelle zone vicine, e si espanse poi rapidamente in tutto l'Impero Romano, in un periodo in cui il Cristianesimo era generalmente tollerato o legale. Nonostante la prevalenza della corrente ortodossa del cristianesimo, che aveva "bollato" il Montanismo come un'eresia nonostante lo avesse inizialmente approvato, questo movimento sopravvisse in zone isolate fino all'VIII secolo. Alcuni hanno trovato delle somiglianze tra il Montanismo ed il Pentecostalismo, che viene per questo chiamato anche Neo-Montanismo.

Il più noto montanista fu Tertulliano, che prima della conversione fu il principale apologista cattolico, ed il primo ad usare il termine Trinità (nel trattato Adversus Praxeam, scritto intorno al 215). Il Montanismo nasce in Frigia grazie a Montano, ex sacerdote della dea Cibele, nella seconda metà del II secolo d.C. Le caratteristiche principali di questo movimento furono:
-grande importanza attribuita al profetismo
-attesa imminente della parusia (ovvero il ritorno definitivo di Cristo sulla Terra)
-ascesi e rigorismo (soprattutto in materia sessuale).

A causa di queste diversità si accentuò il contrasto tra la Chiesa cristiana ufficiale e la Chiesa montanista carismatica, nella quale avevano un ruolo importante sia i profeti che le donne. Nonostante la persecuzione dell'imperatore Settimio Severo (173-211) del 193, il montanismo continuò a diffondersi in Asia Minore, Tracia, Africa proconsolare (Cartagine), Gallia (Lione) e nella stessa Roma, dove diventarono famose le scuole montaniste di Eschine e Proclo. Neanche la condanna ufficiale (202) da parte di papa Zefferino fermò il movimento; secondo Tertulliano, papa Eleuterio era incline ad approvare le nuove profezie, ma fu dissuaso da Prassea. Il difensore più agguerrito delle idee montaniste a Roma era Proclo, molto stimato da Tertulliano stesso. Questi fu protagonista di una disputa con un certo Gaio alla presenza di papa Zefferino (forse intorno al 202-3).

Dato che Gaio sosteneva le posizioni della Chiesa, Eusebio lo definiva Ecclesiastico (II, XXV, 6), ma, allo stesso tempo, si dilettava nell'evidenziare la parte della disquisizione in cui Gaio negava che Giovanni fosse l'autore dell'Apocalisse, opera che attribuiva a Cerinto. Gaio, tuttavia, era il meno ortodosso dei due, dato che sappiamo dal commentario sull'Apocalisse di Bar Salibi, uno scrittore siriaco del XII secolo che rifiutava sia il Vangelo sia le Epistole di Giovanni, e attribuiva tutte queste opere a Cerinto. Fu proprio contro Gaio che Ippolito di Roma scrisse le sue "Tesi contro Gaio" e la "Difesa del Vangelo e dell'Apocalisse di Giovanni" (se questi non sono due titoli per la stessa opera).

Epifanio di Salamina trasse spunto da queste opere per la sua cinquantunesima eresia (Filastrio, Haereses LX), e poiché tale eresia non aveva alcun nome, inventò quello di Alogi, intendendo fin dall'inizio "irragionevoli" e "coloro che rifiutano il Logos". Da questa disputa si può dedurre che Gaio fu portato a rifiutare il Vangelo di Giovanni dalla sua opposizione a Proclo, che insegnava (Pseudo Tertulliano, Adversus Omnes Haereses VII,2 (CSEL 2, p. 1409) che "lo Spirito Santo era negli Apostoli, ma non c'era il Paraclito. Il Paraclito rivelò attraverso Montano più di ciò che Cristo aveva rivelato nel Vangelo, e non solo più, ma anche meglio e cose più grandiose"; pertanto la promessa del Paraclito (Giovanni 14:16) non era per gli Apostoli ma per i loro successori. In base a questi fatti, la vecchia nozione che gli Alogi fossero una setta asiatica non è più sostenibile; essi erano Gaio ed i suoi seguaci romani, se mai ne ebbe. Ma Gaio evidentemente non si azzardò a rifiutare il Vangelo secondo Giovanni nella sua disputa di fronte a Zefferino, il racconto della quale era noto sia a Dionisio di Alessandria che ad Eusebio (Eusebio, III, XX, 1, 4).

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