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Monotelismo

Il Monotelismo (noto anche come monoteletismo o eresia di Sergio) è la dottrina consistente nell’affermazione che in Cristo esiste un’unica volontà o un’unica operatività o energia (monoenergismo). Tale dottrina fu dichiarata eretica dalla Chiesa cattolica. Se Cristo avesse avuto una libera volontà umana, distinta da quella divina, egli avrebbe potuto anche ribellarsi a quest’ultima e dunque anche peccare, evenienza esclusa dall'abituale fede e anche dai concili di Efeso e di Costantinopoli II, i quali stabilirono che Cristo non peccò mai ed era immune da passioni e inclinazioni cattive e pertanto in Cristo non vi furono mai contrasti di volontà. Sembrerebbe dunque che in Cristo vi fosse sempre stata un’unica volontà effettiva.

Che tutti gli atti, umani e divini, si attribuiscano all’unica persona di Cristo, dovrebbe voler dire che unico è il principio di tali atti, unica è l’energia operante. D’altra parte, la mancanza di peccato in Cristo poteva essere conseguenza di una mancanza di volontà umana e della presenza in lui di una sola volontà divina.
L’obiezione dei cristiani ortodossi è che la negazione di una volontà umana avrebbe dato a Cristo un’umanità imperfetta oltre a togliere valore alla sua passione redentrice.

Sembra che Sergio, patriarca di Costantinopoli, presentasse intorno al 610-619 la sua teoria dell’unica energia di Cristo ai vescovi ortodossi allo scopo di ricreare un’unità con i vescovi monofisiti. Secondo la testimonianza di Massimo il Confessore, nella sua Disputatio cum Pyrrho, Sergio scrisse a Teodoro di Faran, in Arabia, inviandogli una lettera del suo predecessore Menas a Papa Vigilio – considerata apocrifa dal III concilio di Costantinopoli - in cui si parla di unica energia.
Nel 626, l'imperatore Eraclio e Ciro, vescovo di Fasis (Sebastopoli), affrontarono il problema del monotelismo. Ciro, ora vescovo di Alessandria, il 3 giugno 633 presenta una formula di unità con i monofisiti della città in cui dice che l’unico Cristo opera azioni divine e umane con un’unica energia teandrica, cioè divina e umana.

La soddisfazione di Ciro, dell’imperatore Eraclio e di Sergio, ma soprattutto dei monofisiti – non noi siamo andati verso il concilio di Calcedonia, ma il concilio di Calcedonia è venuto a noi – mette in allarme i cattolici ortodossi. Sofronio di Gerusalemme, monaco palestinese, chiede a Ciro di non predicare una dottrina eretica. Ciro manda Sofronio dal patriarca Sergio, che trova una soluzione di compromesso: non si parlerà né di una né di due energie e scrive a Ciro e a papa Onorio I che la decisione è stata presa per non ostacolare il cammino verso i dissidenti.

Nella lettera, Sergio afferma che Sofronio aveva chiesto di eliminare l’espressione "unica", ma che fare questo avrebbe significato disfare per una questione terminologica un’unione ottenuta con tanto sforzo; che si era proibito di accennare a una o due energie; che credeva che "lo stesso e unico Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, ha operato il divino e l’umano e che ogni energia, tanto divina che umana, proviene indivisibilmente da un solo e unico Verbo fatto uomo". Aggiunge che "l’espressione 'due energie' scandalizza molti, perché non si trova nei Padri e porterebbe a insegnare l’esistenza simultanea in Cristo di due volontà opposte ed è impossibile che una stessa persona abbia su un medesimo punto una volontà contraddittoria" e infine "i Padri insegnano che mai la volontà di Cristo si è mossa da sola e in opposizione all’ispirazione del Verbo".

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