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Monofisismo

Il Monofisismo (dal greco monè, «unico», e physis, «natura») è il termine usato nella teologia cattolica e nella storiografia occidentale per indicare la forma di cristologia elaborata da Eutiche (Patriarca di Costantinopoli) nel V secolo, secondo la quale la natura umana di Gesù era assorbita da quella divina e dunque in lui era presente solo la natura divina. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), ma una versione da essa derivata, detta "Miafisismo", è tuttora seguita dalla Chiesa apostolica armena, dalla Chiesa copta ortodossa nonché dalla Chiesa ortodossa siriaca.

Storia
La teoria monofisita venne sviluppata da Eutiche (378 - 454), archimandrìta di un monastero con più di trecento monaci a Costantinopoli. Nel 448 Eutiche scese in campo nella disputa teologica con Nestorio, che affermava la presenza di due persone distinte (l'una divina e l'altra umana) in Cristo. Eutiche, invece, affermò che prima dell'incarnazione c'erano due nature, ma dopo una sola, derivata dall'unione delle due nature stesse. Era solito riassumere il concetto, affermando che la Divinità aveva accolto l'Umanità, come il mare accoglie una goccia d'acqua.

Alcuni autori, però, trovano già venature interpretabili in senso monofisita, in testi attribuiti a Cirillo di Alessandria (376-444), vescovo e padre della Chiesa; altri, invece, considerano Apollinare di Laodicea quale iniziatore di tale visione cristologica. La chiave di volta per la diffusione del monofisismo fu il Secondo concilio di Efeso del 449, presieduto da Flaviano di Costantinopoli, in cui l'insegnamento di Eutiche fu dichiarato ortodosso. Durante il concilio, Dioscoro di Alessandria operò in modo che fossero destituiti i più importanti teologi antiocheni, con l'accusa di nestorianesimo, e perfino Flaviano venne aggredito da sostenitori di Eutiche che ne causarono la morte. Il concilio si concluse con l'assoluzione di Eutiche e la scomunica di Flaviano e di papa Leone I (440-461).

In preparazione del concilio, papa Leone aveva inviato due rappresentanti, latori di una lunga lettera, nota come Tomus ad Flavianum, in cui sottolineava la propria posizione contraria al monofisismo. Di fronte all'insuccesso, egli dichiarò nullo il concilio, definendolo un latrocinium, ma l'imperatore Teodosio II (408-450) lo ritenne valido. Le cose cambiarono con la morte di Teodosio II, quando il trono passò al cognato di lui Marciano, che aveva sposato la sorella del defunto, Pulcheria. L'imperatrice rifiutò le conclusioni del Secondo Concilio di Efeso (449), per quel che riguarda il loro sostegno alle tesi di Eutiche (mentre confermava la confutazione delle tesi di Nestorio).

L'anno seguente (450) papa Leone I inviò una nuova missione, capeggiata questa volta dal vescovo Abbondio di Como: egli ottenne che il successore di Flaviano, Anatolio (patriarca di Costantinopoli dal 449 al 458), sottoscrivesse, finalmente, la famosa Tomus ad Flavianum, inviata già due anni prima al suo predecessore. Nel 451 fu convocato il concilio di Calcedonia, che si concluse con la condanna del monofisismo; Dioscoro ed Eutiche furono esiliati, Flaviano di Costantinopoli fu proclamato martire della fede; infine la scomunica a papa Leone I fu dichiarata nulla. Il concilio dichiarò che Cristo «è in due nature che esistono senza confusione, senza mutamenti, senza divisione né separazione».

I vescovi egiziani non accettarono le decisioni del concilio, che bollarono come "nestoriano". La loro posizione, peraltro, si distingueva dal monofisismo propriamente detto. Sia gli antiocheni che gli alessandrini rifiutavano la definizione calcedonese ("due nature in una persona"), ma avevano due diverse concezioni di Cristo: la Chiesa di Antiochia sosteneva che in Cristo la natura divina e quella umana coesistevano distintamente. La divinità aveva scelto come proprio "vaso" Cristo, figlio di Maria, che era da considerare "solo" madre di Cristo e non madre di Dio;

la Chiesa di Alessandria sosteneva invece l'idea che le due nature si fossero unite nell'incarnazione. Gli egiziani preferiscono parlare di "unica natura del Verbo incarnato" (secondo le parole di Cirillo di Alessandria). Questa dottrina si definisce miafisismo. Tornati in patria, gli alessandrini fecero deporre e assassinare il patriarca Proterio; al suo posto fu eletto Timoteo Eluro (457). Anche il suo successore Pietro III (477-490) abbracciò le loro tesi.

Il monofisismo si sviluppò in molte parti dell'Impero romano d'Oriente e in Persia. Le Chiese monofisite tuttora esistenti si autodefiniscono apostoliche o ortodosse, distinguendosi dalle Chiese ortodosse calcedonesi, generalmente conosciute come ortodosse o cattoliche. Chiese moderne: Il monofisismo in Siria fu fondato dal patriarca Severo di Antiochia intorno al 515

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