Cristianesimo - Le Grandi Verità della Bibbia

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Donatismo

Il Donatismo fu un movimento religioso cristiano sorto in Africa nel 311 dalle idee del vescovo di Numidia, Donato di Case Nere (n. 270 ca.), soprannominato "il Grande" per la sua notevole eloquenza. Donato fu considerato scismatico dopo le persecuzioni di Diocleziano dagli ortodossi e il donatismo fu condannato dal concilio di Cartagine del 411 per poi estinguersi a seguito della conquista islamica del Magreb. Questo movimento nasce e si sviluppa in Africa nel IV secolo e prende le mosse dalla critica nei confronti di quei vescovi che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri. Secondo i donatisti i sacramenti amministrati da questi sacerdoti non sarebbero validi. Ciò porterebbe a considerare i Sacramenti non efficaci di per sé, ma dipendenti dalla dignità di chi li amministra.

Questa dottrina, combattuta aspramente dai Papi e da Sant'Agostino, assunse anche una dimensione rivoluzionaria con rivendicazioni sociali, come la cancellazione dei debiti, il terrorismo nei confronti dei padroni terrieri, ecc. Nacque anche una Chiesa scismatica africana composta per lo più da fanatici che cercavano il martirio addirittura arrrivando ad organizzare dei grandi suicidi in massa, buttandosi dai burroni o facendosi bruciare vivi sui roghi. Nel 411, l'imperatore Onorio li dichiarò fuorilegge. Poi, le invasioni dell'Africa cristiana da parte dei Vandali (nel 429) prima e degli Arabi musulmani poi dopo sommersero questa Chiesa.

Origini:
Durante o dopo le grandi persecuzioni del III e IV secolo, la Chiesa cristiana si era spesso interrogata sull'atteggiamento da tenere nei confronti di coloro che, per vari motivi, si erano sottratti al martirio, tortura o imprigionamento, facendo apostasia, cioè rinnegando la propria fede, ma che, passata la tempesta, avevano domandato di essere riammessi nella Chiesa. La corrente degli intransigenti, come Novaziano intorno al 250 e Melezio di Licopoli intorno al 305, era per la linea dura: nessun perdono.

La posizione ufficiale della Chiesa era invece orientata ad una nuova accoglienza previa penitenza, come era stato suggerito nel 250 da Cipriano, vescovo di Cartagine. Lo scisma si generò dalla posizione di Donato che riteneva non validi i sacramenti amministrati dai "traditores". Quando nel 311 morì il vescovo di Cartagine Mensorio e al suo posto fu eletto il suo diacono Ceciliano (ambedue "traditores" durante le persecuzioni di Diocleziano), Donato e i 70 suoi seguaci si ribellarono nominando vescovo di Cartagine Maggiorino, parente della nobile Lucilia, gran protettrice del neonato movimento.

Quando Maggiorino morì, pochi mesi più tardi, gli successe lo stesso Donato. La vicenda dei donatisti è importante non solo per le questioni teologiche, ma anche perché contiene ed esprime una certa dose di nazionalismo punico (Tunisia-Libia attuali), misto a rivendicazioni di riscatto sociale delle classi più deboli, con conseguente ostilità verso Roma.  

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