Apocalisse - Le Grandi Verità della Bibbia

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Apocalisse

Pubblicazioni > Le Sette Chiese

Messaggio alla Chiesa
di Efeso
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APOCALISSE
(Capitolo 2:1-7)

(riferimento al 1° secolo d.C. circa)
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"1 All’angelo della chiesa in Efeso scrivi: queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro" 2 Io conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi, e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. 3 Tu hai sopportato, hai costanza e per amore del mio nome ti sei affaticato senza stancarti. 4  Ma io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. 5  Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima; se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. 6 Tuttavia hai questo, che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io. 7 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: a chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è in mezzo al paradiso di Dio". (Apocalisse 2:1-7)


Efeso - Biblioteca di Celso

"Efeso" significa "prima, desiderabile". Era la capitale della provincia dell'Asia e da essa partivano leggi, proclami, ecc. Quindi ben rappresenta il primo periodo della Chiesa, quello degli apostoli.

Durante questo periodo Nostro Signore è visto tenere le sette stelle nella Sua mano destra (Ap 1:20). I messaggeri della prima Chiesa (Paolo, Pietro, Giacomo, Giovanni ecc.) furono così potentemente guidati e stretti nella mano di Nostro Signore Gesù tanto che accettiamo i loro insegnamenti come Suoi, credendo che le loro parole siano realmente le Sue. Secondo le istruzioni di Gesù, gli apostoli non avrebbero dovuto iniziare la loro opera senza aver prima ricevuto la benedizione della Pentecoste, cioè lo Spirito Santo, come prova della loro accettazione come figli di Dio. L'unica cosa che essi fecero, prima di essere accettati come tali, fu l'elezione di un successore a Giuda. Ma Iddio non riconobbe questa scelta e al tempo opportuno portò San Paolo come dodicesimo Apostolo, una delle dodici pietre di fondamento della Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21:14)

I messaggeri di questo stadio della Chiesa furono lodati da Cristo per il loro lavoro paziente e fedele, per il loro discernimento della Verità, per i loro sinceri insegnanti (Atti 20:28-30 - 1° Corinti 11:19) e perché misero alla prova quelli che si dicevano apostoli e non lo erano e li trovarono bugiardi. Come mai, in apparente opposizione al comando generale "non giudicare", sono stati lodati i messaggeri della Chiesa di questo periodo per aver messo alla prova questi falsi insegnanti?  Perché solo alla prima Chiesa (e ad essa soltanto) fu dato il potere soprannaturale di discernere gli spiriti (i pensieri e le intenzioni del cuore).

I casi di Anania e Saffira, dei maghi Simone ed Elima e di altri rivelarono l'esistenza di questo potere. (1° Corinti 12:9), Il periodo di Efeso durò finché la Chiesa cominciò a lasciare il suo "primo amore", quando, morti gli apostoli, il nemico (Satana il Diavolo) seminò le zizzanie tra il grano. Finito il periodo della purezza e del fervore, la Chiesa lasciò "il suo primo amore" (Apoc.2:4), perché passando il tempo, non si verificava il tanto atteso ritorno di Cristo e l'amore della maggioranza si raffreddò. Le speranze furono rivolte ad altri fini. Il raffreddarsi dell'amore per Dio significa ancora oggi la perdita del desiderio di piacerGli, il che comporta un raffreddamento del nostro amore nel servirlo, cioè nel diffondere il messaggio evangelico.

La prima epoca della Chiesa infatti fu presto seguita da una grande "apostasia" dalla fede e dalla semplicità dell'istituzione originale: seguirono punizioni e persecuzioni per i Cristiani e infine la grande maggioranza di essi andò in cattività al mondo, a Babilonia. "Tu odii le dottrine dei Nicolaiti, che anch'io odio" (Apoc. 2:6)". Nicola in greco ha lo stesso significato di Balaam in ebraico e significa "conquistatore o signore del popolo". Nel periodo di Efeso, come in quello di Pergamo, ci furono alcuni vescovi che amarono signoreggiare sull'eredità del Signore e comandare sulla Chiesa (1° Pietro 5:3).

Lo spirito di rivalità e il desiderio di essere incensati presero rapidamente il posto dello spirito di devozione e di abnegazione. Il risultato fu che i "sorveglianti" (vescovi) divennero dei dittatori, avendo maturato a poco a poco la pretesa di uguagliare gli apostoli. Alla fine si stabilì un'accesa rivalità fra di loro, inducendo alcuni a farsi chiamare "capi sorveglianti" o arcivescovi. Ciò costò assai alla Chiesa, inducendola a molti e gravi errori ulteriori, per l'erronea dottrina della successione apostolica nei Vescovi.

Fu l'avanzare di questo principio che sanzionò la credenza secondo la quale "nessuno è qualificato a capire la Bibbia correttamente se non coloro che sono stati consacrati dall'imposizione di sacri ordinamenti mediante la successione apostolica". La Chiesa, mancando le facilitazioni d'una istruzione biblica, dimentica del messaggio ispirato, inconsciamente fu sviata da tale errore che costò il sacrificio di preziose verità. Si dovette infine costatare che i Vescovi insegnavano dottrine in contraddizione fra di loro, che non potevano esser certo ispirate dallo Spirito Santo.

Paolo disse - (scritto poco dopo il 50) - che gli errori che avrebbero contribuito all'apostasia, cioè alla caduta dalla Verità, avevano cominciato ad operare nella Chiesa fin dal suo giorno (2 Tess 2:7). Tale caduta si aggravò ulteriormente quando "il candelabro" della Chiesa venne rimosso, passando alla seconda, più bassa condizione (quella dell'epoca di Smirne), quando i doni speciali dello Spirito (di parlare una lingua, di guarire, di discernere gli spiriti ecc.) cessarono con la morte degli apostoli (1° Corinti 13:8-13)

Nel periodo di Efeso i veri seguaci di Cristo "lasciarono tutto e lo seguirono". Si spogliarono con gioia di ogni loro avere. Vendettero tutto ciò che avevano e lo dettero a quelli che avevano bisogno. Sebbene spesso privi del pane di questa vita, essi non solo ebbero il Pane Vivente (Giov 6:51-55), ma anche la promessa "dell'albero della vita che è in mezzo al Paradiso di Dio". Ricordiamo che tutti gli alberi dell'Eden erano alberi della vita, ma un albero che stava in mezzo al Giardino era allora proibito e la disubbidienza al comando di non mangiarlo portò la morte su Adamo e su tutta la sua discendenza.

Quest'albero nel mezzo del Paradiso era chiamato "l'albero della conoscenza del bene e del male" e la promessa di Nostro Signore è che i vincitori dell'età del Vangelo avranno piena libertà di cibarsi di quest'albero in condizioni più soddisfacenti e benedette, quando la conoscenza sarà di beneficio a quelli che sono approvati da Dio e non comporterà allora alcuna maledizione.

"Paradiso" o Giardino di Dio fu il nome del Giardino dell'Eden, dove stavano i nostri primi genitori mentre erano ancora in armonia con Dio, prima della loro disubbidienza; lo stesso termine è applicato dalla Scrittura alla nuova terra, quando nel Millennio le benedizioni terrene della restaurazione avranno portato alla perfezione coloro che saranno reputati degni di vita eterna. È il futuro Paradiso su questa terra quello cui Nostro Signore si riferì rivolgendosi al ladrone penitente.

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