Apocalisse
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Introduzione
Chi era Charles Taze Russell
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Fu allora che gli fu attribuito il titolo di "Pastore", che fu e restò solo un riconoscimento onorifico. In quel periodo formulò tutta la sua esegesi, una specie di "Summa" del pensiero giudicato "eretico" prima dal Cattolicesimo e poi dal Protestantesimo, ma da lui ritenuto l'autentica espressione dello Spirito Santo durante l'era cristiana. Fu "unitario", cioè antitrinitario, come Ario e meglio ancora come Michele Serveto, che per tale motivo nel 1553 era stato arso sul rogo a Ginevra da Calvino. Credette che il Papato fosse l'Anticristo e che la Chiesa di Roma fosse la Babilonia dell'Apocalisse, proprio come avevano scritto Valdo, Wycliffe, Hus, Lutero ecc. Commemorava la Santa Cena una sola volta all'anno (il 14 Nisan, il giorno della Pasqua ebraica) come gli Ebioniti e come Policarpo.
Rifiutava naturalmente la dottrina della transustanziazione, ritenendo che il pane e il vino della commemorazione fossero solo simboli e non il corpo e il sangue letterali di Gesù, seconda la tradizione protestante. Accettava che il battesimo venisse impartito agli adulti soltanto, secondo i dettami dell'Anabattismo, e così via. Ma soprattutto fu un fervente millenarista. Credeva che il Regno di Dio in terra fosse imminente, ma ebbe il merito di illustrarlo come un governo mondiale di giustizia e di ristoro ed ogni uomo, di qualsiasi nazione, ne avrebbe tratto uguale beneficio. Non credeva che si sarebbero salvati solo gli appartenenti ad una setta e qui sta un'altra grande virtù di Russell.
A questo proposito nel 1873 pubblicò un opuscolo dove si legge: "Ci sentiamo grandemente afflitti dall'errore dei Secondi Avventisti, che attendevano Cristo nella carne e insegnavano che il mondo e tutti quelli che erano in esso, eccetto i Secondi Avventisti, sarebbero stati bruciati nel 1873 o nel 1874. Le loro fissazioni di date, le loro delusioni e le loro idee sommarie sull'obbiettivo e sul modo della Suo Avvento recarono più o meno biasimo su di noi e su tutti quelli che attendevano e proclamavano il Suo Regno imminente". Nel Gennaio 1876 lesse su "L'Araldo del mattino" l'articolo di Barbour in cui quest'ultimo ritrattava tutto quanto aveva in precedenza sostenuto sul ritorno fisico di Cristo, riconoscendo che il Suo Secondo Avvento sarebbe avvenuto sì nel 1874, ma in modo invisibile e che il Millennio, così iniziato, avrebbe portato un beneficio al genere umano e non una distruzione universale. Russell volle conoscere il direttore della rivista.
Fu così che iniziò una collaborazione fra i due. Dopo aver entrambi accettato che Cristo era tornato in modo invisibile nel 1874, insieme dedussero che, come era stato di quarantanni il periodo dal 70, così sarebbe stato di uguale durata il periodo dal Secondo Avvento di Gesù alla fine del mondo, che sarebbe avvenuta nel 1914, quarantanni dopo il 1874. Era il 1876, l'anno di svolta nella vita di Russell, che decise proprio allora di consacrarsi interamente a Dio, rinunciando al commercio. La vendita dei suoi titoli gli valse più di 250.000 dollari. Nella decisione fu approvato da suo padre, che, convertitosi alle idee del figlio, le condivise fino alla morte, avvenuta nel 1897 alla veneranda età di ottantaquattro anni.
Dal 1877 in poi divenne un acceso predicatore del Regno di Dio, della sua imminenza e della necessità di consacrarsi al suo servizio. Era un buon oratore, dolce e persuasivo. Inoltre era molto diplomatico nel trattare con i Pastori delle varie denominazioni protestanti e così si verificò un fatto insolito: venne invitato a salire sul pulpito di diverse Chiese. In qualsiasi posto andasse a pronunciare i suoi sermoni vietava la colletta, che era in uso dovunque.
Sempre nel 1877 stampò con Barbour un libro intitolato I tre mondi e la mietitura di questo mondo. Si basò sul terzo capitolo della seconda lettera di San Pietro, dove si legge di tre mondi: un primo mondo, formato da un primo cielo e da una prima terra, che fu distrutto dal diluvio universale; un secondo mondo, formato da un secondo cielo e da una seconda terra, che è quello in cui viviamo; un terzo mondo, formato da un nuovo cielo e da una nuova terra, che deve venire. Per gli autori le parole "cielo" e "terra" nella Bibbia sarebbero simboliche e rappresenterebbero: il "cielo" i poteri ecclesiastici, la "terra" l'ordine sociale. Nel secondo mondo, quello post-diluviano e pre-millenario, gli autori distinsero altre tre epoche: quella dei patriarchi (da Noè a Giacobbe), quella degli Ebrei (da Giacobbe a Cristo), quella del Vangelo (dal Primo al Secondo Avvento di Cristo).
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