Trattati Biblici - Le Grandi Verità della Bibbia

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Trattati Biblici

Pubblicazioni > 11) DOVE SONO I MORTI?
Dove Sono i Morti?






Il Salario del Peccato
                                                
La Bibbia insegna che l'uomo fu fatto superiore a tutta la creazione animale; ad immagine e somiglianza del suo Creatore; che possedette la vita ad un grado perfetto nell'Eden e che l'avrebbe potuto conservare eternamente mediante l'ubbidienza completa. Purtroppo, egli mancò e cadde sotto condanna di morte, già pronunciata in anticipo: «Nel giorno in cui tu ne mangerai per certo tu morrai.» (Genesi 2: 17). Così, padre Adamo, dopo novecentotrent’anni, trascorsi in condizione di morente, durante i quali generò figli e figlie, morì. In questa condanna di morte fu coinvolta tutta l'umanità generata da lui. L'errore grossolano in cui cadono i sostenitori di un inferno di tormenti eterni, poggia su una pretesa assurda e del tutto contraria alle esplicite dichiarazioni della Parola di Dio. Costoro, infatti, pretendono che le pene eterne siano il castigo del così detto peccato originale, quando le Scritture molto chiaramente insegnano che il «salario del peccato è la morte» e non le pene eterne. Se noi esaminiamo il racconto della Genesi sulla caduta dell'uomo e la sentenza relativa all'Eterno, non troviamo il minimo accenno ad un castigo che vada oltre la morte: «Tu sei polvere, polvere ed in polvere tornerai.» Come mai, dunque, l'Avversario ha potuto ingannare in modo così clamoroso i nostri padri durante i secoli tenebrosi del medioevo, inculcando loro «dottrine diaboliche» come un inferno di fuoco? L'Apostolo Paolo, il quale scrisse più della metà del Nuovo Testamento e dichiarò di « non aver trascurato di annunziare tutto il consiglio di Dio » (Fatti 20 : 27), non esprime una sola parola nei riguardi dei tormenti eterni, anzi, parlando del peccato e del castigo relativo, così si esprime: « Perciò, siccome per un uomo il peccato è entrato nel mondo e per il peccato la morte, ed in tal modo la morte è trapassata a tutti gli uomini per esso uomo nel quale tutti hanno peccato, così egli è in questo» (Romani 5: 12).

Perciò non le pene eterne, ma la morte fu riservata all'umanità a causa di Adamo. Se qualcuno obiettasse che questa non sarebbe un castigo sufficiente per il peccato, non avremo che da richiamarlo alla realtà dei fatti quotidiani. Con la disubbidienza, Adamo perdette il paradiso terrestre e la comunione con Dio, incorrendo nelle malattie, nei dolori, nella morte. Tutta l'umanità, fu privata di queste benedizioni, ed avendo ricevuto in retaggio debolezza mentale, morale, fisica, costituisce, secondo la dichiarazione apostolica, la creazione che «geme e travaglia.» (Romani 8: 18-23). Osserviamo la situazione! Un numero considerevole di uomini «nati nel peccato e formati nell'iniquità.» (Salmo 51:5). Poche, brevi ore, o giorni, od anni di dolori e travagli ed quindi: il letto di morte! Questo cammino, dalla culla al sepolcro, è la sintesi di una tragedia dolorosa che spezza il cuore. Tutto questo per una trasgressione non propria! Qual'è quell'uomo dalla mente sana che vorrà sostenere che il castigo è stato insufficiente e che la Giustizia Divina potrebbe e dovrebbe domandare di più, che quella moltitudine immensa dovrebbe, dopo la morte, essere posta in una condizione di infelicità e di tormento eterno? La persona che ragionasse in tal modo mostrerebbe segni palesi di squilibrio mentale.
 
UN GIUSTO CASTIGO
 
D'altronde, nessuno creda che la pena di morte inflitta a causa della trasgressione fu un castigo ingiusto e troppo severo. Iddio avrebbe potuto sopprimere istantaneamente Adamo. Ma avremmo noi preferito questo? Certamente no. La vita è dolce anche fra i dolori e le pene. A questo si aggiunga il fatto che le esperienze attuali ci saranno particolarmente utili quando il Signore ci concederà il privilegio di una ulteriore prova individuale. La nostra razza sarebbe stata senza speranza di vita futura se non fosse intervenuta la compassione divina mediante l'opera di redenzione. La morte del Signor nostro Gesù ci fornisce un'altra prova evidente della pena richiesta dalla giustizia di Dio, quale pagamento per il peccato. Se il castigo riservato all'uomo fosse consistito nelle pene eterne, il nostro riscatto avrebbe dovuto costare al Redentore lo stesso prezzo, perchè riscatto dal greco «anti-lutron» significa appunto prezzo corrispondente. Cristo ha pagato con la morte il nostro riscatto, perchè questa era la nostra condanna. Sta scritto, infatti, che «vi è un sol Dio ed un sol Mediatore fra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo, il quale ha dato sè stesso quale prezzo di riscatto per tutti.» (1Timoteo2: 6 ; 1 Giovanni 2:2). Chiunque fosse stato in grado di pagare la penalità di Adamo avrebbe potuto regolare con la giustizia divina la questione dei peccati di tutto il mondo, perchè Adamo solo fu messo alla prova e quindi condannato.

Noi, suoi discendenti, fummo coinvolti da lui. Ecco la sapienza e l'amor di Dio, manifestati nel suo piano di salvezza! Iddio condannò l'intero mondo per la trasgressione di un solo uomo affinchè potesse usare misericordia a tutti per l'ubbidienza di un altro uomo: Cristo Gesù. Noi fummo condannati a morte inconsciamente e senza il nostro consenso siamo stati riscattati dalla morte. Qualcuno potrebbe chiedere: «Siamo noi dunque senza responsabilità? Non vi sarà castigo per noi  per le nostre trasgressioni individuali?» Rispondiamo che una giusta ricompensa sarà riservata ad ognuno. Ma il nostro destino eterno potrà essere deciso soltanto da noi stessi, con la nostra personale accettazione o rigetto della grazia di Dio. Le Scritture chiaramente insegnano che ogni peccato, nella proporzione in cui è stato commesso, implicherà una data misura di degradazione, di «battiture», castighi, correzione, al fine di poter riconquistare la posizione perduta. Cosicché, quanto più meschina e malvagia sarà stata una persona, tanto maggiore sarà il suo svantaggio al tempo della risurrezione e tanto maggiori saranno le difficoltà che dovrà vincere per riconquistare quanto è stato perduto in Adamo e riscattato in Cristo.


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